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Questa dei " Ciottoli d'Arno" è una vera e propria mostra di pietre preziose, non nel senso del mercato dei gioielli, ma per la bellezza sorprendente e inaspettata dei suoi oggetti. Il suo artefice è l' antiquario Giovanni Pratesi che la offre alla visione dei visitatori nei locali della sua Fondazione, ospitata nel reastaurato Oratorio dello Spedale Serristori. Le pietre dell' Arno figlinese, che i torrenti Cesto e Ponterosso hanno contribuito a forgiare per secula seculorum, Pratesi le ha pazientemente raccolte, tagliate, levigate e catalogate con l' aiuto di artigiani e sicuramente di un geologo. E ora sono lì, in ampi scaffali perfettamente illuminati (ecco come si fa una mostra) a decine, con le loro sfumature di colorazioni, i disegni e le trame che ci trasportano in un viaggio indietro nel tempo ma anche dentro di noi, scatenando quella capacità innata di proiettare e di vedere oltre il dato reale. Giustamente Vittorio Sgarbi ha scritto nella brochure che questa non è una semplice collezione ma una mostra d' arte concettuale e che Giovanni Pratesi da raffinato antiquario si è trasformato in artista.
Le pietre che sono materia nella forma e nella sostanza, che per la loro durezza attraversano ere geologiche e resistono al tempo, in questa mostra rivelano che anche la materia ha una sua forza immaginativa e creativa (che il grande filosofo figlinese M. Ficino chiamava "anima" la quale pervade ogni cosa ed è quindi "anima mundi"). Ecco perché Pratesi non è solo un artista concettuale alla Damien Hirst, ma anche un ricercatore dell' anima, un esploratore della materia, una viaggiatore verso il centro e l' origine della Terra. E da quel viaggio infine ritorna con un carico di immagini che toccano le nostre corde più profonde: paesaggi desertici e marine cristalline, animali preistorici e creature leggendarie, pianeti e satelliti infintamente lontani, tessuti e cellule del corpo umano, piante delle foreste tropicali, fiori stupendi ancora sconosciuti: tutto il mondo è contenuto nelle semplici pietre, bastava aprirle, sgusciarle. Che fantasia meravigliosa e che anima divina hanno le pietre. Le pietre di Giovanni Pratesi ce lo dimostrano.
Questa mostra è un vero gioiello. I suoi oggetti, poveri (cosa c' è di più povero di una pietra?) , sono in verità preziosissimi. La Fondazione Pratesi è un dono geniale che un uomo amante della bellezza ha fatto alla sua città e ai suoi concittadini. Ma è anche un esempio di come si organizzano le mostre d' arte e come si possa fare cultura, sfruttando le risorse che la natura e la storia hanno elargito con generosità a questa realtà in cui viviamo.
Chi ha responsabilità nell' amministrare i beni culturali di Figline, dovrebbe andare a scuola da Giovanni Pratesi, imparare da lui, quantomeno chiedergli suggerimenti e indicazioni.
Roberto Riviello
responsabile settore cultura Pdl Figline
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